La bella Tolentino

20 febbraio 2025
LA FONTE

Donna Moderna

Benvenute nella città d’arte che una famiglia di imprenditori illuminati ha aiutato a trasformare in un luogo amato da designer, chef, creativi.

Benvenute nella città d’arte che una famiglia di imprenditori illuminati ha aiutato a trasformare in un luogo amato da designer, chef, creativi.

UN HOTEL che sembra un museo del design. Un teatro che rinasce. Un museo d’impresa come ce ne sono pochi in Italia, con un allestimento leggero e trasparente disegnato attorno ai divani e alle poltrone che hanno fatto la storia del made in Italy. Per trovarli – e visitarli – bisogna andare a Tolentino, cittadina in pietra dell’entroterra marchigiano, che un imprenditore illuminato ha trasformato in una petite capitale del design. Lui si chiama Franco Moschini, nome che gli addicted del settore conoscono bene: è stato per anni il patron e l’anima dell’azienda Poltrona Frau.

La storia comincia oltre mezzo secolo fa, quando Tolentino era già famosa per la Nazareno Gabrielli, fabbrica di pelletteria ultra raffinata. Negli anni Sessanta Franco Moschini sposa la nipote di Nazareno Gabrielli, e convince la famiglia ad acquistare l’azienda torinese Poltrona Frau per trasferirla proprio qui, nel maceratese. La pelle in fondo è pelle, pensava, che si tratti di accessori o di arredamento. Con quella convinzione chiama a raccolta i più grandi designer e architetti italiani, da Gio Ponti a Franco Zanuso, da Pierluigi Cerri a Gae Aulenti, per disegnare le poltrone, i divani, i letti che ancora oggi arredano le case più belle del mondo. Gli stabilimenti non sono aperti al pubblico, ma si può visitare il museo, di 1.400 metri quadrati, che Moschini ha fatto disegnare all’amico Michele De Lucchi proprio accanto alla fabbrica. Un tuffo nel bello, con una scatola bianca vetrata all’ingresso e alle spalle un allestimento di torri in legno e teli in cotone semitrasparenti (come la struttura dei loro imbottiti), pensato come un teatro. Gli attori? Una sessantina di prodotti-icona del brand: dal divano Chester One che richiede 55 ore di lavoro, riconoscibile per la plissettatura sui braccioli e il capitonné, al letto rotondo Lullaby di Luigi Massoni con la parure originale di biancheria, al tavolo Titano di Pierluigi Cerri, vincitore del primo Compasso d’Oro per l’azienda (www.poltronafrau.com)

Il tour nella bellezza prosegue a Interno Marche, l’hotel inaugurato un anno fa negli spazi liberty dell’ex pelletteria Nazareno Gabrielli (internomarche.it). Il foyer è un salotto disegnato attorno al bar centrale, le pareti della Spa al piano -1 ricordano un quadro Bauhaus, e le 30 stanze, tutte diverse, sono arredate con i mobili dei designer incontrati da Moschini in tanti anni di lavoro. Potete scegliere fra quella dedicata a Luigi Massoni, sotto il soffitto affrescato, e la camera di Gio Ponti illuminata da un gigantesco lampadario in vetro di Murano. Oppure la stanza 104 progettata da De Lucchi, che a Tolentino ha restaurato anche lo storico teatro Politeama, facendolo rinascere dopo anni di abbandono. Si trova a pochi passi dall’hotel e merita la sosta perché dietro alla facciata degli anni Venti “nasconde” un foyer alto tre piani, trait d’union fra la sala polivalente per cinema e teatro, gli spazi espositivi, i laboratori e una caffetteria in stile viennese che molti a Tolentino e non solo considerano la più elegante della città (www.politeama.org).

Pochi passi da lì, ed ecco altre sorprese. In piazza della Libertà, al primo piano di Palazzo Sangallo, le sale del Museo Internazionale dell’Umorismo nell’Arte espongono circa 4.000 fra caricature, disegni, dipinti in chiave ironica. E alle spalle della Basilica di San Nicola, da non perdere per i meravigliosi affreschi trecenteschi, si può cenare all’Osteria Ime, il ristorante mignon, solo una ventina di coperti, della chef Entiana Osmenzeza. Se la cucina è interessante e creativa, gli arredi minimalisti non sono da meno. Tavoli fatti a mano, su misura, come la libreria che ospita le bottiglie di vino, sullo sfondo di pareti prugna, ocra, rosa antico: gli stessi colori di molti dei suoi piatti (www.osteriaime.it).